Presentazione a cura del Prof. SERGIO BELLANZA

Presidente dell’Accademia delle Arti Erboristiche


Agli albori dell'Erboristeria

L’uso delle erbe a scopo terapeutico si perde nel lontano passato ed è legato all’origine stessa del genere umano. Non si può, infatti, risalire ad una specifica data di invenzione, né ad un inventore delle arti erboristiche né ad uno scopritore delle virtù curative delle piante. Le radici stesse dell’arte erboristica si trovano incastonate nelle più remote tradizioni culturali svelate nelle ricerche archeologiche e antropologiche.

Nel processo di evoluzione della specie umana, l’uomo ha iniziato a scoprire e utilizzare ciò che aveva incontro in modo casuale, spesso osservando il comportamento degli animali. In modo empirico l’uomo ha quindi osservato, sperimentato e appreso l’uso delle piante a scopo alimentare, tessile, bellico, medicinale, terapeutico, artistico, cosmetico, magico-rituale religioso. Tali usi sono testimoniati dalle raffigurazioni rupestri e dai reperti materiali.

Nell’ambito di società caratterizzate da un certo livello di civiltà, iniziarono a delinearsi delle figure che si occupavano dell’uso delle erbe a scopo terapeutico: i primi “uomini medicina” rivestivano un ruolo importante in quelle società. In molti contesti del tempo antico si riteneva avessero poteri soprannaturali, proprio perché avevano conoscenze specifiche nell’utilizzo delle piante. Erano quindi considerati discendenti degli dei, intermediari tra l’umano e il divino, tra il mondo conosciuto e l’ignoto.

Le prime civiltà a raggiungere un notevole grado di sviluppo della medicina basata sull’uso delle piante sono state quelle della Mesopotamia (le civiltà della Mezzaluna fertile), dell’Egitto, della Cina, della Persia e dell’India. Successivamente la tradizione della medicina antica si spostò verso il Mediterraneo, all’Asia minore e alla Grecia.


I primi erbari medicali

Elenchi di piante a funzione medicinale, ricette e suggerimenti per il corretto utilizzo delle erbe appartengono al prezioso tesoro di conoscenze medico-erboristico di cui abbiamo precise testimonianze storiche, già a partire dal 3000 circa a.C. con il Papiro Ebers, dove di trovano persino ricette per incantesimi e magie. Così come le virtù di molte erbe sono descritte nelle tavolette di Ninive (circa 2.000  a.C), città che diverrà culla della  prima Università dell’antichità sotto  il  re  Assurbanipal  (669-626  a.C.). Qui furono  incise  in  caratteri cuneiformi oltre 100.000 tavolette, di cui ne sono pervenute 30.000. Sono la summa di tutta l’antica tradizione assiro-babilonese. In questo “Erbario Assiro” sono descritte oltre 250 sostanze vegetali e 120 minerali.

Vini,  grassi,  oli,  miele,  cera  e  latte,  erano  impiegati nella  preparazione  dei  rimedi. Molte  le  sostanze descritte: Aloe,  Anice,  Belladonna,  Cannabis, Cardamomo,  Cassia,  olio  di  Ricino,  Coriandolo, Giusquiamo,  Ginepro,  Aglio,  Liquirizia,  Mandragora, Menta,  Mirra,  Melograno,  Papavero. Le  erbe  erano usate  come  infusi  da  prendersi  per  bocca  o  come cataplasmi  o  essiccate  in  forma  di  polvere,  ed  erano spesso  somministrate  per  clistere.

 

La nascita della medicina occidentale

Grazie al famoso medico greco Ippocrate (Cos, 460 a.C.-Larissa, 377 a. C.), con  i  suoi  studi  e  le sue ricerche  di  fisiologia,  anatomia  e fitoterapia,  le  conoscenze  scientifiche  in  ambito  medico-erboristico  si  svilupparono  e  la  scienza  iniziò  a  separarsi  dalla magia. A  lui dobbiamo  la teoria  (di  derivazione pitagorica) dei  4 umori (sangue, flemma, bile gialla e bile nera), a cui corrispondevano i 4 elementi  (terra, acqua, fuoco, aria), collegati a 4 qualità  (freddo, secco, caldo, umido).

Ippocrate fu considerato il padre della moderna medicina occidentale. Fu il primo a praticare la medicina secondo un metodo scientifico, fondato su diagnosi e prognosi. Le  malattie  erano  viste  come  fenomeni  di  origine  naturale,  non come eventi magici e soprannaturali e pertanto incomprensibili. Usava  oltre  400  medicine  per  la  cura  dei  pazienti,  di  cui  la maggioranza  era  di  origine vegetale  (Ippocrate  cita  il  nome  di  130 piante officinali).

 

La Galenica

L’origine di questo tipo di farmaci si deve a Galeno, medico dell’antica Grecia, che a cavallo tra il secondo ed il terzo secolo d.C. adoperò numerose erbe medicinali o loro estratti come farmaci.

Fino al 1930 il lavoro preminente del farmacista era la preparazione dei farmaci; dopo la seconda guerra mondiale, con l’avvento dell’industrializzazione, il lavoro di preparatore è divenuto sempre più marginale. Ciò nonostante, il farmacista ha conservato il suo ruolo di preparatore di prodotti medicinali.

Preparato galenico magistrale o formula magistraleè il medicinale preparato dal farmacista in farmacia in base ad una prescrizione medica magistrale (dal latino magister) destinato a un determinato paziente.

Preparato galenico officinale o formula officinaleè il medicinale preparato autonomamente dal farmacista in farmacia osservando le disposizioni dettate della Farmacopea vigente (del luogo) e destinato ad essere dispensato direttamente ai pazienti/clienti della farmacia medesima.

Se  la  conoscenza  medico-astrologica  era  riservata  ai medici-sacerdoti,  il  popolo  seguiva  un  altro  sistema  per curarsi. Erodoto  (480-425  a.C.)  nelle  Storie  ci  racconta  che:  «Essi portano  il  malato  in  un  luogo  di  mercato,  perché  non  si servono  di  medici». Così  le  persone vanno  dal  malato  e  gli danno  consigli  sulla  sua  malattia,  se  alcuno  ha  sofferto  di qualche cosa simile a ciò che il malato ha o ha visto alcuno che  ne  ha  sofferto. Avvicinatesi  consigliano  e raccomandano  quei  rimedi  che  li  hanno  liberati  da  una malattia  simile  o  per  mezzo  dei  quali  hanno  visto  altri liberarsene”.

Pertanto una caratteristica delle civiltà antiche è che la pratica medica non era solo appannaggio esclusivo dei grandi medici, ma aveva un carattere popolare. La gente comune usava quotidianamente rimedi naturali. Vivere a contatto con la natura significava conoscere e riconoscere le erbe spontanee, saperle raccogliere, utilizzarle e trasformarle. Gli usi alimentari, medicinali e cosmetici delle piante erano tramandati di generazione in generazione, spesso soltanto oralmente. In realtà questo approccio medico-popolare è stato valido in molte regioni del nostro paese e in particolare in Sicilia sino a qualche decennio fa, come testimoniato dall’interessante opera dell’antropologo Giuseppe Pitrè “Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane”. 

In passato in Sicilia, spesso le parole, le erbe, le pietre e addirittura gli animali valevano per efficacia, più di una normale medicina. C’è per esempio un proverbio che dice: “C’è tanti erbi all’ortu, ca risurgina l’omu mortu” (Ci sono così tante erbe nell’orto, che risuscita l’uomo morto).

 

I derivati delle piante a scopi medico-terapeutici: un cenno sulla Fitoterapia

La Fitoterapia è la disciplina medica che si serve delle piante e dei loro derivati per scopi medico-terapeutici.
Molti farmaci (si stima ca. 1/3 di quelli in commercio, con tendenza all’aumento) si basano originalmente su sostanze estratte da piante e non sintetizzate in laboratorio. In tempi remoti, i medici, si avvalevano dell’uso delle piante e oltre consultare gli erbari si servivano di elenchi di piante con i corrispettivi effetti terapeutici. L’erbario medicinale è infatti la raccolta di specie spontanee e coltivate di interesse Medico/Erboristico.

La fitoterapia, quindi, non si differenzia dalla medicina “classica” per metodologia diagnostica o basi terapeutiche, ma per l’utilizzo di estratti e prodotti derivati dalle piante medicinali che contengono alte percentuali di principi attivi. Le proprietà terapeutiche di molte piante, funghi, licheni o minerali, sono tradizionalmente note agli uomini che frequentemente le hanno utilizzate a scopi curativi. Le moderne tecniche hanno permesso di concepire medicinali fitoterapici veri e propri, (diversi dai prodotti di erboristeria e dalle erbe semplici) il cui principio attivo è una o più sostanze vegetali. Vengono approvati dall’AIFA (previa verifica della qualità, efficacia e sicurezza) e venduti esclusivamente nelle farmacie e parafarmacie; alcuni dietro presentazione di ricetta medica ed altri come medicinali senza obbligo di prescrizione  o addirittura come medicinali da banco.

Taluni prodotti erboristici (integratori) di ultima generazione, pur esercitando spiccata attività farmacologica, non vengono classificati come farmaci e, purtroppo, possono essere venduti liberamente. L’uso di tali prodotti, perciò, va condotta con molta cautela e la metodica di somministrazione deve essere diversificata a seconda delle caratteristiche individuali (peso, età, condizioni di salute, etc.). L’alta concentrazione di Principi Attivi che li caratterizza, infatti, può causare effetti collaterali o determinare controindicazioni e reazioni allergiche, non prevedibili; ma anche interazioni farmacologiche dannose con altri medicinali o con gli alimenti.

La loro somministrazione deve essere estremamente prudente; possono essere pericolosi durante la gravidanza o l’allattamento, periodi alquanto particolari della donna, ma anche in svariate altre situazioni


L'ERBORISTERIA: LA SCIENZA SULLE VIRTU' DELLE PIANTE

L’Erboristeria è la scienza che si occupa dello studio delle piante che possiamo classificarle come segue: Officinali, Medicinali, Aromatiche, Cosmetiche, Alimentari; e della loro della loro coltivazione, raccolta, produzione conservazione e commercio per usi: erboristici  (tradizionali), terapeutici (fitoterapia),   cosmetici (fitocosmesi), nutritivi (integratori e nutraceutici), nutrizionali (fitoalimurgia).

I prodotti erboristici possono essere di origine vegetale, animale o minerale. Nello schema che segue sono rappresentate la varietà dei prodotti erboristici secondo le diverse metodologie di estrazione dei principi attivi utili per la salute e contenuti delle piante (fresca o essiccata).